La favola di cappuccetto rosso narra di una bambina ingenua, dal colore guardacaso rosso, che concede troppa confidenza ad un lupo astuto il quale ne farà un sol boccone, nonna compresa.
La favola ha una sua ovvia morale, banale: mai dare ascolto agli sconosciuti, soprattutto quando ci sembrano docili.
Le Mercedes hanno giocato a nascondino fin da febbraio e continuano a farlo, provocando l’ illusione rossa al venerdì. I tedeschi nel sabato di Baku hanno piazzato le vetture in prima fila con un gap superiore ai tre decimi rispetto Vettel. Chi crede che sia solo il miracoloso effetto scia, evidentemente deve fare qualche conto più.
Quindi in poche parole la superiorità Mercedes è evidente. Manifesta. Accettata e dichiarata anche da Elkann a fine gara. Le frecce d’Argento hanno raggiunto una posizione di dominio mai vista in Formula 1 e anche le statistiche lo confermano: 4 gare, 4 doppiette, zero noie. Questa vettura è talmente ben bilanciata che anche uno come Bottas riesce a guidarla da fenomeno. Forse sarà anche l’aria Caucasica, ma in queste zone geografiche (vedi Sochi) il finnico si trova alla grande. Domandone: riuscirà a dare filo da torcere a Luigi fino a fine anno? Questa è l’unica incertezza che ci riserva questo mondiale.
A proposito….Luigi? Ha dovuto mordere il freno. Sapeva che si giocava la vittoria in partenza, ci ha provato e gli è toccato guidare di rimessa. Probabilmente ne aveva di più, anche se il ritmo è stato imposto dal muretto ad entrambi i piloti.
Quando si dice piloti, come non parlare di Ferrari. Con tutti i problemi che ha la rossa, la stampa (ed il tifo) su cosa si concentrano? Sul fatto che Leclerc sta facendo meglio di Vettel, che non meritava il gioco di squadra in Cina e blablabla roba cotta e…ricotta. Il risultato? Un mucchio di pressione sul ragazzo la cui sessione di qualifica si è chiusa a muro come un rookie qualunque. Tuttavia in gara sul monegasco potevano azzardare la gomma dura per due motivi: temperature dell’asfalto elevate e soprattutto…non c’era nulla da perdere, solo da guadagnare. Ho sperato intorno al giro 22 (+23s su Verstappen) che provassero l’azzardo ma nulla. Insomma, si poteva fare.
La gara di Vettel è servita a capire che i grigi avevano ancora margine. Il tedesco è sempre stato tenuto a distanza di sicurezza: almeno due secondi. Gara solida, qualifica spinta, podio di stima. Per i miracoli al Seb serve un viaggio a Lourdes visto che non vince da agosto.
Begli spunti di Max Verstappen, ma anche lui fa quel che può. Interessante anche la gara di Gasly finita con una rottura meccanica. Dispiace per la penalità rimediata da Raikkonen in qualifica, perché il finnico ha comunque chiuso a punti e poteva giungere tranquillamente ai margini della Top 5. Kimi sta dando tanto valore al progetto Alfa Romeo, davvero un lavoro superlativo.
Superlative, ma non troppo, anche le due McLaren che piano piano stanno ingranando e dopo il doppio ritiro cinese arrivano la zoppia zona punti di Sainz e Norris.
Mentre scrivo mi chiedo ancora cosa ci stiano a fare Kvyat e Grosjean in questa Formula 1.
Disperse entrambe le Renault, a dispetto di un nome glorioso. La scena più bella? Ricciardo che con la retromarcia urta Kvyat. Per questo ha rimediato tre punti di penalità, con dieci punti sarà possibile ritirare un borsone Esso.
Come? La retromarcia? In questi giorni l’abbiamo vista così tante volte che c’era da piangere. Ma davvero siamo caduti così in basso? Tombini che saltano (povera Williams, piove sempre sul bagnato!), commissari inesperti ed un passaggio per arrivare a Piazza Castello così stretto che anche il Santo Patrono di Baku, portato a spalla, avrebbe qualche esitazione.
Per fortuna torniamo in Europa. Hasta luego!