Give me 5! – Russia 2020

27 settembre 2020

Cinque punti per riassumere la roulette russa, in un classico “Give me five!” utile per mettere ordine dopo una gara frizzante per due giri e sgasata per tutto il resto.

  1. Re Luigi fa, Re Luigi toglie. A sé stesso in questo caso. Prima dello start Hamilton prova due volte la partenza in un punto non consentito, commettendo due infrazioni regolamentari per cui riceverà dieci secondi di penalità soltanto a gara in corso. Allo start fa tutto bene, Bottas lo aveva praticamente sopravanzato in curva due, ma sul più bello il #77 ha letteralmente alzato il piede e si è rimesso secondo. A fine gara Valtteri ha dichiarato che un’ape gli ha dato fastidio sulla visiera e per questo motivo ha dovuto rallentare un attimo. Voi ci credete? Il finnico ha così vinto a mani basse davati un ottimo Verstappen (vedi punto due), unico non Mercedes in grado di approfittare della penalità di Lewis.
  2. Max non ha avuto alcuna chance di vittoria perchè la Mercedes è avanti anni luce, quindi il secondo posto è d’oro, anche se vale argento. L’olandese ha provato a puntare i rivali allo start, ma non c’è stato verso, nonostante una staccatona tirata in curva due e l’utilizzo della via di fuga in modo furbesco che gli ha permesso di non perdere tempo. La stessa via di fuga è stata usata come se fosse carreggiata da molti piloti, tra tutti Sainz che ha combinato un patatrac enorme centrando un muro e chiamando così in pista la vettura di sicurezza.
  3. Ferrari porta a casa un sesto posto con Leclerc complice la retrocessione in griglia di Albon per la sostituzione del cambio, il ritiro di Sainz e Stroll, centrato proprio dal monegasco durante il primi giro, ed una strategia di “rallentamento” delle Renault messa in pratica ritardando il primo cambio gomme di Vettel usato un pò come tappo. Nonostante siano stati portati degli aggiornamenti tecnici , sbandierati ai quattro venti, la vettura non è ancora in grado di facilitare le operazioni di sorpasso. Tradotto: o si guadagna qualche posizione allo start, o si rallentano gli avversari oppure finisci su Crozza il venerdì sera.
  4. Punto quattro come il quarto posto di Perez che con il figlio di papà (Stroll) fuori dai giochi ha portato in alto la bandiera dell’ex Force India, dell’attuale Racing Point e della prossima Aston Martin. Classica gara da terra di mezzo per lui, troppo lontano dal terzo posto e troppo vantaggio sul quinto. Modalità di crociera, risultato massimo.
  5. Entrambe a punti le AlphaTauri che non mollano nell’inseguimento al sesto posto costruttori oggi detenuto da Ferrari. Un duello tutto italiano da tenere sott’occhio.

Give me 5! – Russia 2019

30 settembre 2019

Quando ho poco tempo il “Give me five!” torna sempre utile. Rispolvero questa rubrica, per la prima volta in questo 2019, per fissare alcuni punti in questo momento della stagione.

1) Ferrari è tornata sugli allori nell’ultimo mese come per magia. L’ingegner Scalabroni, dopo Singapore, aveva raccontato ad f1sport.it che l’ultima evoluzione della power unit Ferrari ha permesso alla rossa di fare il salto di qualità. Probabilmente a Maranello hanno preso qualche rischio in più dopo l’estate e lo si è visto sia nel bene che nel male. Chi non risica non rosica. Giusto risicare, soprattutto adesso che in ballo non c’è nulla.

2) La teoria del portafoglio pieno vale sempre per una Mercedes attendista. D’altronde quando hai tanti soldi se ne perdi un po’ non ci fai caso. A Singapore i grigi hanno aspettato un possibile ingresso della SC per vincere la gara, perdendo così il podio. Qui l’approccio è stato identico e gli è andata bene. Chi ha soldi comanda nella vita e nella F1.

3) In Ferrari evidentemente non sanno gestire due piloti. Nei momenti chiave degli anni passati la coppia Kimi-Seb ha spesso sbagliato, ma almeno la cosa non era plateale e dal box emergevano poche notizie. Nelle ultime tre uscite stagionali, invece, ci sono stati episodi poco piacevoli che chi gestisce il team deve necessariamente mettere a posto “dentro le mura” anziché sbandierarli come se fossimo in una trasmissione di Maria de Filippi. Riguardo il secondo cambio gomme di Leclerc (col senno di poi): è stato un errore grossolano considerato che nella F1 odierna è più facile difendere che attaccare. In un cittadino poi…

4) RedBull terra di mezzo. Eppure negli anni passati riuscivano a riemergere proprio nell’ultimo terzo di stagione. Dietro i bibitari un fritto misto di tutti, Alfa a parte in notevole sofferenza.

5) Spero che Ungaretti mi perdoni, ma l’occasione è troppo ghiotta.

Si sta come d’autunno sulla Haas di Grosjean”

Così vi lascio. Arigatou!


Diario – Russia 2018

1 ottobre 2018

Dopo la processione di Singapore abbiamo assistito al funerale Russo (anche se le usanze, generalmente, vogliono il contrario).

Sochi ha così confermato la superiorità del pacchetto Mercedes con la potenza ritrovata per sbattere dietro la Ferrari di Vettel allo start o per balzargli davanti dopo il primo ed unico cambio gomme.

Al resto ci ha pensato Toto Wolf, con Bottas pronto a cedere la vittoria al compagno di squadra, come aritmetica e logica vogliono in un mondo in cui vincere conta più della moralità. Certo, il muretto poteva gestire la situazione in un modo migliore, magari facendo pittare Lewis prima di Valtteri e la si chiudeva lì.

Completa il podio un arreso Vettel, impotente difronte all’allungo prestazionale dei rivali ed ormai conscio che questo mondiale, salvo allineamenti astrali, è diretto verso il Regno Unito. La Ferrari paga così il fatto di non aver capitalizzato quando doveva.

Ringraziamo così Verstappen per averci fatto divertire un po’, complice una RedBull che tra i muretti di Monaco, Singapore o Sochi, riesce sempre a far valere le doti telaistiche. Ricciardo non è stato brillante come il compagno di squadra, complice un contatto al via. Ciò non toglie che per gli austriaci è praticamente un nemico in casa.

A proposito di nemici, come non citare la bella la gara di Magnussen, pronto a fare a botte con tutti – anche andando oltre i limiti del regolamento – pur di portare a casa la pagnotta. Il danese non avrà tanti amici nel paddock, ma intanto si trova al settimo posto della classifica piloti.

L’unico in grado di sopravanzare la Haas numero 20 è stato Leclerc, ritrovato nelle prestazioni e nel carattere. Nei mesi a venire gliene servirà tanto.

Chiudete le valigie, ci leggiamo in Giappone.


Diario – Russia 2017

1 Maggio 2017

Fuori i secondi, lamentavo appena due settimana fa.

Non penso che né Raikkonen, tantomeno Bottas, abbiano letto le mie parole che li richiamavano a sottrarre punti ai diretti rivali dei teammate. Sta di fatto che Bottas in Russia non solo ha vinto il suo primo gran premio in carriera, ma si è anche rilanciato nella corsa all’iride, rigettando le gerarchie che post-Bahrain sembravano molto chiare.

E’ stata fantastica la gara del finnico. Uno start mostruoso, un ritmo pazzesco ed una gestione da veterano, al cospetto dell’enorme pressing messo in atto da Vettel. Vincere una gara così ti fa crescere molto, ed il feeling tra Veltteri e la W08 può solo migliorare.

Dall’altro lato la Ferrari esce un po’ ridimensionata dalla trasferta Russa, soprattutto dopo aver sciupato una prima fila tutta rossa allo start che non si vedeva dal 2008. Certo, in ottica mondiale hanno fatto un passo avanti, ma le aspettative erano altre. Piedi per terra quindi. L’unico dubbio che mi resta è sul primo stint di Vettel: ha perso tempo perché non ne aveva più di tanto a macchina piena o perché voleva allungare la vita delle gomme (addirittura fino al 32esimo passaggio)? Non lo sapremo mai.

Quindi Raikkonen, protagonista al sabato ma venuto meno nel momento clou e poi Hamilton, il grande presente-assente del week end. Diciamo che non ha mai trovato il giusto feeling con la pista già dal venerdì, ma Lewis è così: talento puro, ci siamo abituati. Queste sue assenze ingiustificate lo scorso anno gli costarono il mondiale poi perso all’ultima gara. Reagirà già a Barcellona.

Continua il momento sì della rosea Force India, ancora a punti, mentre dietro gente come Grosjean, Stroll e Palmer giocava agli autoscontri.

Come lo scorso inizio di stagione le RedBull vivono nella Terra Oscura di Mordor. Quinto posto anonimo per Verstappen e ritiro per Ricciardo vittima di problemi ai freni, il che prova come le noie in RBR non siano dovute alla sola power unit.

A proposito di power unit, proseguono i problemi per la McLaren che ha lasciato a piedi Alonso ancora prima dello start. Intanto Honda ha ufficializzato la fornitura dei motori al team Sauber per il 2018. In McLaren rivorrebbero il Mercedes…ma perché poi i tedeschi dovrebbero aiutare una rivale? Lo scopriremo quanto prima.

Già che stiamo parlando di McLaren, Honda ed oggi è primo maggio, come non ricordare Ayrton.

Oggi, 23 anni dopo.


Diario – Russia 2016

1 Maggio 2016

Lo aspettavamo tutti al traguardo, come un concorrente di “Ok, il prezzo è giusto” alla ruota finale (non quella della Fortuna, giusto per non fare confusione), mentre tutti gridano “cento, cento, cento”, e lì è arrivato. A quota cento. Cento di questi giorni. Poker d’assi o intitolatelo come vi pare, sta di fatto che Nico Rosberg ha collezionato la quarta vittoria stagionale ed è stato accolto nientepocodimenoche da Putin, giusto perché Iva Zanicchi aveva meglio da fare.

Ancora una volta c’è poco da dire sull’operato del tedesco, che va via dalla Russia col primo Grand Chelem della carriera a testimonianza della grande prova di forza offerta oggi. Certo che quando gli avversari partono da dietro è anche più facile. Ma tant’è. Può sembrare anche facile vincere così, ma non lo è.

Non è altrettanto facile partire dalla quarta fila come Vettel ed essere centrato non una, bensì due volte da Kvyat, che prima lo ferisce e poi lo manda a muro. Roba da Formula 1 alla Play Station, unico posto in cui ho visto fare una cosa del genere. Il russo ha preso 3 punti di ammenda sulla patente ed uno stop&go di 10”. Gli è andata bene.

Resta curioso il fatto che ciò sia avvenuto appena appena dopo la rammenda che lo stesso Seb aveva fatto in Cina allo stesso Kvyat, anche se in quel caso c’erano pochi motivi di lamentarsi. Anzi, nessuno. That’s racing. Volendo cercare un capro espiatorio, la regola da me spesso conclamata torna sempre d’aiuto: bisogna partire davanti. Tradotto: la sostituzione del cambio che ha causato la retrocessione doveva essere evitata. Ancora una volta stiamo parlando di un problema di affidabilità. Guardando il lato positivo, dopo le prime due “gligliate” stagionali i problemi legati all’affidabilità della rossa sono meno drammatici. Ma restano. Ed in ottica mondiale ti tagliano le gambe, qualora vogliate ancora crederci.

Qualche problemuccio lo ha sofferto anche Hamilton, ma vuoi o non vuoi ha chiuso secondo. La Mercedes è una roccia e si sa già dai test di Barcellona. Ancora una volta la corsa per l’iride sarà un discorso privato tra tute grigie. Con comparsate di rosso qua e là, come quella di Raikkonen che ha fatto il suo dovere. In modo culinario di direbbe Q.B.,quanto basta. E stavolta sul podio non c’è l’acqua di rose quindi Kimi ha tutti i motivi per essere allegro.

Complice l’harakiri in casa RedBull, la Terra di Mezzo è stata totalmente dedicata alla coltivazione del Vermouth. Leggi Martini, leggi Williams. Bottas ha resistito in zona podio fino al primo pit stop, poi ha concluso la gara in solitario seguito, a distanza, dal compagno Massa.

Grandi notizie in casa McLaren con il sesto posto di Alonso ed il decimo di Button. Finalmente si comincia ad intravedere un minimo di ottimismo, anche se tra i due driver di Woking (nonché campioni del mondo) hanno chiuso Magnussen, Grosjean e Perez, rispettivamente su Renault, Haas e Force India. Insomma, ci vuole ben altra concorrenza. Tra questi manca Max Verstappen, sesto fin quando non è stato tradito dal motore.

Mi dispiace vedere una Sauber anonima, ma i problemi finanziari non si risolvono dall’oggi al domani.

Per il resto ci aggiorniamo in Spagna.

Hasta luego!


Diario – Russia 2015

12 ottobre 2015

Mi piace partire dalla fine, dal tentativo disperato di Raikkonen di sopravanzare Bottas, perchè in fondo è l’animo di questo sport che negli ultimi anni è andato un po’ a svanire per via di un piazzamento anonimo che porta più soldi che gloria. Quindi applausi a Kimi che vive lo sport come va vissuto, a Bottas, Ricciardo e soprattutto a Sainz, a muro sabato e con sorpresa in pista il giorno dopo.

Questa è l’unica nota positiva di un campionato già deciso, dove ogni gara fa storia a sé e porta un po’ di brio dettato dal fatto che nessuno si sente obbligato a fare risultato, se non Rosberg che nonostante la pole, viene punito dalla dea sbendata. Quella che ci vede benissimo. Al tedesco adesso servono i risultati più per ritrovare sé stesso che per il campionato perso, così come persa è andata (al momento) la seconda piazza iridata acciuffata da un Vettel cinico in gara ed umorista in sala stampa.

Fa ridere il fatto che un tedesco vada fuori i consueti canoni delle dichiarazioni prefabbricate di cui spesso si avvale Hamilton che di latino, in questo, ha ben poco. Se oggi ricordiamo gente come Hunt, Lauda, Senna e Berger, il motivo non è legato solo a quello che hanno fatto in pista, ma anche fuori. Ma questo è giusto un OT, affinché la F1 non duri solo 305km.

Per il resto i numeri dicono che il team Mercedes si conferma campione dei costruttori. Che Perez sia arrivato terzo con la solita tecnica già collaudata in Sauber nel 2012. Che le McLaren sono arrivate entrambe a punti. Che stavolta il botto l’ha fatto Grosjean e non Maldonado.

E dopo questa ci vediamo ad Austin.